IL BOLLINO
ovvero la cybersecurity “doc”
Come per il buon vino, anche la cyber security sarà “taggata” come “di qualità”. La politica ha deciso di definire, solo a pagamento, una schiera degli eletti che potranno fregiarsi di un ennesimo marchio che identifica entità autorizzate ad avere voce in capitolo. Niente audit eh, nessun reale controllo. Solo soldi da pagare.
Quale sarà il costo di tutto questo?
E’ facile immaginare che si aprirà una nuova caccia alle streghe, dove quelli “senza bollino” saranno inquisiti come possibili entità malevole.
Si aprono nuovi scenari, nuove spaccature in un contesto dove sembra si stia lavorando napoleonicamente con il famoso “divide et impera”.
L’appello è sempre il solito: pensiamo a dimostrare quanto di positivo vogliamo mettere in campo FACENDO, non parlando. Non cadiamo nell’inghiottitoio carsico dell’autoreferenziazione, dove un distintivo attaccato alla giacca corre il rischio di mandare in overflow un intero sistema.
La cyber security ha bisogno di hacker, ed hacker ci nasci, non ti basta un bollino…
Quelli, lasciamoli ai prosciutti.
Agostino Pellegrino